Al giorno d’oggi, è sempre più importante riuscire a comprendere le autentiche intenzioni di un utente che effettua una ricerca, al fine di proporre contenuti utili, capaci di offrire un reale valore alle persone. Come vedremo di seguito, ciò consente non solo di migliorare la percezione del proprio marchio per quanto concerne il target di riferimento, bensì anche di ottenere un posizionamento più alto per determinate chiavi di ricerca.
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Cosa comprende l’intento di ricerca in ambito SEO?
Con il termine search intent, utilizzato dai professionisti nella forma inglese alternativamente all’espressione intento di ricerca, si intende l’obiettivo più o meno esplicito di un utente quando digita un insieme di parole chiave su qualsiasi motore di ricerca.
Dietro all’intento di ricerca si possono celare bisogni, desideri e vere e proprie necessità. È importante specificare fin da subito che l’analisi di un determinato intento di ricerca non può essere considerata una scienza esatta, dato che diverse persone possono utilizzare la stessa query con obiettivi differenti, e soprattutto che un motore di ricerca, sebbene raffinato, non può effettivamente comprendere quali sono i bisogni che non vengono esplicitati.
Tuttavia, ciò non diminuisce affatto l’importanza dell’intento di ricerca nell’ambito di una strategia di marketing. Il search intent può essere applicato a una tipologia di query solo dopo aver compreso l’intenzione degli utenti tramite l’analisi dei risultati presenti nelle pagine restituite dal motore di ricerca (SERP).
Intenti di ricerca: quali tipologie esistono e perché è importante distinguerle?
Negli anni recenti Google è riuscito ad affinare sempre più il meccanismo di definizione dell’intento di ricerca, arrivando in tal senso a classificare i risultati più pertinenti. Per riuscire a utilizzare in maniera proficua l’intento di ricerca diventa fondamentale individuare il gruppo a cui fa riferimento. Esistono tre principali tipi di Search Intent: informativo, navigazionale e transazionale.
Come si evince dal nome stesso, l’intento di ricerca informativo denota l’intenzione dell’utente di approfondire un determinato argomento attraverso la lettura di informazioni utili.
Quello di tipo navigazionale mostra la volontà di un utente di arrivare a una specifica pagina o a un determinato contenuto digitale che già conosce.
Infine, quello transazionale è l’intento di ricerca di coloro che desiderano acquistare un prodotto o un servizio.
Dal punto di vista del search engine marketing, ogni gruppo di query corrisponde a un possibile stadio nel processo di conversione, dato che le query informative celano una propensione all’acquisto minore rispetto a quelle di tipo transazionale.
Individuare le query corrispondenti a un determinato intento di ricerca è possibile solo attraverso un’attenta e metodica analisi delle SERP. Alla fine dell’analisi dell’intento di ricerca si otterrà una mappatura che potrà aiutare a catturare l’attenzione di potenziali clienti dai più svariati punti di contatto. Si deve tenere conto che le SERP cambiano nel corso del tempo, seguendo non solo le evoluzioni in termini di abitudini dell’utente, bensì anche le valutazioni algoritmiche che modificano i criteri di ranking.
Conclusioni
Ricapitolando le informazioni prese in esame all’interno di questo approfondimento, è possibile affermare che l’intento di ricerca deve essere analizzato pur rimanendo per certi versi ineffabile. Non si può definire in maniera scientifica quali sono le intenzioni precise di un determinato utente per la singola query, dal momento che un set di parole chiave può essere informativo così come navigazionale o transazionale.
Per strutturare una strategia SEO capace di tenere conto delle potenzialità dell’intento di ricerca è importante investire sulle SERP che si ritengono più in linea, analizzando le prestazioni delle pagine nel tempo e dimostrando un impegno costante nel apportare eventuali aggiornamenti.